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Maria Paola Grifone – La realtà mi interroga

15 - 05 - 2023

Si definisce permeabile, Maria Paola Grifone. Permeabile a tanti stimoli, da un’ombra su un muro a una notizia di attualità, che sente il bisogno di indagare attraverso l’arte. Dipingere per conoscere, dunque, come spiega con parole limpidissime.

Maria Paola, puoi raccontarci il tuo percorso?

Ho fatto il liceo artistico tradizionale, dove ancora si disegnava tanto, e forse per questo sono così legata alla copia dal vero. In seguito ho frequentato un corso per fashion designer, ma mi sono resa conto che mi interessava più l’illustrazione di moda che non la realizzazione di modelli, e ho deciso di iscrivermi all’Accademia di belle arti. Qui ho frequentato il corso di pittura e ho avuto modo di approfondire la mia identità artistica, anche attraverso le mostre e tutto quello che girava attorno a quell’ambiente.

Quali tecniche usi solitamente?

Dipende molto dai periodi. Le diverse tecniche che utilizzo sono accomunate dall’immediatezza esecutiva. Quindi, ad esempio, la china su carta lucida mi permette un’esecuzione diretta; non ho bisogno di fare bozzetti o studio del soggetto, quello che succede sulla carta è il frutto di un flusso continuo tra me, il soggetto stesso e quello che utilizzo per rappresentarlo, in questo caso la china. In quest’ultimo periodo sto utilizzando carboncino, fusaggine, grafite in polvere su carta oppure tela preparata. Diciamo che utilizzo degli estremi di materia: la china è molto liquida, e scivola sulla carta, mentre la polvere di grafite, oppure il carboncino, sono materiali secchi, cioè l’esatto opposto. Non ho ancora capito se c’è un motivo per questo mio passare da un estremo all’altro. In ogni caso per me la tecnica non può essere distinta dal contenuto. Se uso l’olio o l’acrilico, per esempio, è perché quello che voglio esprimere può essere espresso solo con l’olio o l’acrilico. Questo gioco di “opposti” mi ha portato all’essenzalità del bianco e nero, diventato indispensabile per la mia esigenza espressiva. È un contrasto che fa emergere le contraddizioni più umane: la vita e la morte, la luce e il buio… tutto ciò che siamo.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Non è semplice rispondere a questa domanda. Diciamo che le sto pian piano scoprendo, ne sto prendendo consapevolezza. L’ispirazione la trovo osservando la realtà, a partire dagli oggetti, o dai volti, per esempio. Ho fatto dei lavori sulle ombre che si formano sui muri, per fare un altro esempio. Ho capito che quando il mio sguardo si posa su qualcosa devo indagare.

Ultimamente sono attratta da tematiche di attualità, per cui sto lavorando sulla guerra e sulla sofferenza. In questo caso le mie fonti sono i media, dai giornali al web. Cerco e guardo immagini a non finire, ovunque.

Mi sono di ispirazione anche la musica – che ascolto quotidianamente – i video musicali, o i film. Perfino una conversazione o un articolo possono essermi di stimolo, magari per riflettere poi su un aspetto sociale o psicologico. Sono molto permeabile. Mi piace guardare, mi piace ascoltare, e se qualcosa mi colpisce sento l’esigenza di approfondirla e rappresentarla. 

Attualmente su cinquerossoarte.com ci sono Le forme nascoste, Equilibrio, Dentro di me e Vaso nero. Cosa puoi dirci di queste opere?

Sono oggetti rappresentati dal vero, con cui ho un legame affettivo. Hanno in comune il fatto di essere contenitori. Non sono vuoti, insomma. Mi piaceva giocare – ancora una volta – con gli opposti: il pieno e il vuoto in uno spazio bianco, quasi eterno, senza connotati. La tecnica che ho utilizzato, la china su carta fotografica, mi ha permesso di ottenere quell’immediatezza di cui parlavo. È un non-controllo che lascia spazio a ciò che liberamente accade mentre dipingo, anche quando si tratta di “errori”: spesso sono proprio questi a sorprendermi e a portare l’immagine dove voglio. È una tecnica di realizzazione, ma è anche una metafora della vita che funziona proprio così, per imprevisti e sbavature.

A cosa stai lavorando in questo momento?

In questo periodo sto indagando un tema molto caldo, cioè il rapporto tra uomo e tecnologia. Quello che sento emergere e che rappresento è un’umanità che, di fronte alla complessità, cerca una via di fuga. Sono figure immerse in un vuoto fisico, con tanto bianco che sottolinea questa distanza tra noi e la realtà. Presto le vedrete su cinquerossoarte.com.

Scopri le opere di Maria Paola Grifone!

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