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alessia galimberti architetto studio di architettura

Alessia Galimberti – Arte e Architettura: una sinergia strategica

25 - 11 - 2025

Architetto, designer, creatrice di gioielli, esperta di politiche urbane. Alessia Galimberti comprende in sé professionalità e competenze diverse, sottese da un principio: occorre esercitare un’estrema consapevolezza per trovare soluzioni davvero belle, utili e durevoli.

Alessia, qual è stato il suo percorso professionale fin qui?

Dopo la laurea in architettura e un dottorato in progetti e politiche urbane, ho iniziato il mio percorso professionale insegnando al Politecnico di Milano. L’interesse per la filosofia politica mi ha portata a collaborare con diversi esponenti istituzionali su progetti complessi, come l’Ecopass di Milano. Parallelamente, la passione per il design – radicata tanto nelle mie origini brianzole, quanto nella storia imprenditoriale della mia famiglia – mi ha spinta a coniugare l’urbanistica al design, nella convinzione che sviluppo territoriale e sviluppo economico siano processi inseparabili. Questa visione mi ha aperto le porte di importanti realtà aziendali, leader nel settore dell’arredamento, per le quali seguo la direzione artistica e l’immagine coordinata. 

Vent’anni fa ho fondato il mio studio, mantenendo la sede principale in Brianza: un territorio che mi permette di accompagnare i clienti all’interno delle aziende, per far vivere e toccare con mano ‘il saper fare’ e i processi di produzione, un plus che viene molto apprezzato perché viene considerato un canale diretto per mostrare la qualità dei prodotti. Oltre al design, il settore di attività principale dello studio è la progettazione architettonica e di interior di strutture ricettive per l’ospitalità. Questo lavoro si svolge anche nello studio di Shanghai, aperto con un socio, dove si sviluppano progetti per l’Hospitality e grandi mall. Sempre in Cina mi occupo di design del prodotto, in particolare di collezioni di gioielli e bottiglie di vino pregiate.

Insomma, davvero poliedrica. Si percepisce una grande energia dietro tutto questo.

Beh, devo dire che a me piace moltissimo il mio lavoro, lo considero un hobby e non mi stanco mai di approfondire e ampliare le mie conoscenze. Mi sono specializzata ormai da anni nello studio di materiali innovativi e sostenibili e cerco di mostrare le loro applicazioni nel mondo dell’architettura e del design, oltre al loro impatto ambientale. Questa sensibilità mi ha permesso di portare un approccio più responsabile anche in progetti specifici, come la suite che ho realizzato per MODE, Eco Mood Hotel di Rimini. https://www.modehotel.it/it_it/progetto/minimor/

A proposito di MODE, nel suo progetto c’erano anche opere d’arte ottenute con materiali di riciclo. Quale ruolo ha l’arte nel suo lavoro?

Sì, la suite è pensata come una piccola galleria, che riunisce artisti accomunati dalla poetica della sostenibilità e da un uso consapevole dei materiali di recupero.

L’inserimento di opere d’arte ottenute dalla trasformazione di scarti è una strategia per avere nuovi oggetti con un valore superiore rispetto all’originale, che caratterizzano gli ambienti. Un metodo molto congeniale al mio modo di fare architettura. Inoltre credo sia fondamentale donare ai clienti progetti che possano durare nel tempo e che siano sempre contemporanei.

Per spiegare questo approccio ricorro spesso all’immagine di Audrey Hepburn e del suo celebre tubino nero: un abito essenziale, che cambia completamente carattere a seconda degli accessori. Indossato con sneaker basse e una shopper diventa un outfit da giorno; abbinato a un paio di Chanel e a una borsa Hermès diventa elegante, quasi da cerimonia. Questo è il principio che applico alle architetture degli hotel: una base neutra e raffinata con linee da “vestire” con arredi, tessuti e opere d’arte, modulando l’identità dell’ambiente senza stravolgerne l’essenza.

Qual è il suo punto di vista sul rapporto tra arte e hötellerie?

Come accennavo, l’arte svolge un ruolo decisivo nel “vestire” l’hotel e nel definirne la sua personalità. Portare arte – e, più in generale, cultura – all’interno degli alberghi significa offrire agli ospiti un’esperienza che va oltre il semplice soggiorno: credo davvero che chi lascia una struttura debba portarsi qualcosa nel cuore, anche solo una suggestione.

Vorrei anche far notare che aprire gli hotel all’arte permetterebbe di attirare non solo chi vi alloggia, ma anche un pubblico esterno. Gli hotel, infatti, stanno diventando sempre più spazi pubblici, luoghi vissuti da chi entra per un caffè, a chi utilizza le aree comuni per un incontro di lavoro, o semplicemente da chi cerca un ambiente accogliente per trascorrere alcune ore alla ricerca di un po’ di relax.

Se l’hotel venisse concepito come una piccola galleria d’arte, molte persone si recherebbero per “visitarlo” e conseguentemente diverrebbe ‘la destinazione del viaggio’.

Che cosa pensa di Cinquerosso Arte?

Penso che il vostro sia un progetto davvero importante. Una galleria che lavora insieme a professionisti come architetti e designer crea una sinergia strategica per costruire qualcosa di diverso, e offrire anche un valore aggiunto al territorio. L’arte ha la capacità di evocare emozioni e suscitare curiosità, accendendo la nostra immaginazione e ampliando le nostre prospettive.

Leggi l’intervista a Erik Niessen Johansen!

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