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Giovanni Mercatelli – L’avventura dell’arte

11 - 12 - 2023

Malgrado la giovane età, Giovanni ha le idee chiare sul suo futuro e vorrebbe dedicare la sua vita all’arte. Le sue opere riflettono una personalità energica, poliedrica e appassionata, che lo ha già portato in giro per il mondo.

Giovanni, raccontaci di te e del tuo rapporto con l’arte.

Il mio rapporto con l’arte inizia in un’epoca di cui non ho memoria. Mia madre mi racconta che tornavo a casa dall’asilo tutto sporco perché mi rotolavo nei colori, su tele enormi. E anche a casa ero circondato da materiali artistici perché mia madre realizzava (e realizza tutt’ora) bellissime cornici in cartapesta; inoltre è un’interior designer ed è sua abitudine visitare mercatini e portare a casa bellissimi oggetti che per me sono sempre stati fonte di ispirazione. Mio padre invece dipinge con gli acquarelli; la sua particolarità è che dipinge sempre lo stesso soggetto, un panorama marino, forse perché ha nostalgia dei tempi in cui viveva ai Caraibi. Così ho sempre respirato arte e ho continuato a disegnare anche da adolescente, ma questa passione ha iniziato a prendere una forma definita quando – a 19 anni – mi sono trasferito in Olanda per studiare.

Eri andato a studiare arte?

No, design industriale del prodotto. Purtroppo non mi sono trovato bene: la città, il clima, non mi piacevano e sono stati tre anni piuttosto duri durante i quali mi sfogavo appunto disegnando. L’arte, quindi, è arrivata come via di salvezza, come sfogo.

I disegni di quel periodo erano molto scuri, molto viscerali. Già allora emergevano i richiami al mondo del fumetto, perché l’altro sistema che avevo trovato per consolarmi era leggere Hugo Pratt. Corto Maltese è per me fonte di grande ispirazione: sogno una vita avventurosa come la sua e proprio per questo dopo la laurea triennale sono andato a vivere in un’isola dall’altra parte del mondo: a Key West.

L’isola di Hemingway.

Esatto. È il punto più a sud degli Stati Uniti d’America, nello stato della Florida, di fronte a Cuba. Ero ospite di un’amica di famiglia che ha una galleria d’arte dove espone tutti gli artisti locali. Mi sono ritrovato quindi circondato da opere d’arte che straripavano di colori. Per me era una novità assoluta, perché in quel periodo disegnavo solo in bianco e nero con la penna a china. Sono rimasto lì circa un anno. Mi mantenevo lavorando come muratore e intanto scoprivo gli acquarelli, portando il colore nei miei disegni. Il mio periodo a Key West è stato molto solitario, perché mi sono trovato lì nel periodo della pandemia e sull’isola vivono solo anziani, ma è stato anche molto sereno.

E dopo?

Sono tornato in Italia per frequentare un master sulla sostenibilità, che ho poi terminato in Olanda. A quel punto però ho deciso di dedicarmi all’arte con maggiore serietà e ho cominciato a ritagliarmi del tempo. Disegnavo e disegnavo, e nella mia mente si andava chiarendo il proposito di “fare le cose in grande”. Ho preso quindi la decisione che, una volta terminato il master, sarei tornato a casa e avrei iniziato a dipingere con più assiduità, anche per vedere se le mie opere potevano piacere a qualcuno. Penso che sia la mia strada e vorrei seguirla fino in fondo. Vorrei mantenermi con l’arte e avere una vita avventurosa, come dicevo.

Come nascono le tue opere?

Comincio a distinguere due processi: uno è quello istintivo, per cui disegno senza pensare; il secondo invece parte da un’idea, da qualcosa che vedo intorno a me, da un ricordo, un oggetto, una lettura. Mi accorgo inoltre di avere dei colori preferiti che uso spesso: rosa di Venezia, il giallo, il verde laguna. Tra le mie fonti di ispirazione c’è il regista Wes Anderson e mi accorgo di usare una palette molto simile alla sua.

Come ti trovi con Cinquerosso Arte?

Molto bene! Mi sono divertito tantissimo all’evento del 5 maggio scorso, e sono stato felice di conoscere gli artisti. Inoltre è stata la prima volta che ho visto esposte le mie opere e ho potuto notare come reagivano le persone nel guardarle. Sto imparando tanto grazie a Cinquerosso Arte.

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