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Laura Verdi – Sostenibilità è benessere, del pianeta e delle persone

02 - 09 - 2025

Architetto e giornalista, Laura Verdi è stata tra i protagonisti del progetto MODE, e prima ancora di DEMO, i due boutique hotel che hanno rivoluzionato il panorama dell’ospitalità a Rimini (e non solo).

Architetto, ci può parlare un po’ di lei?

Mi sono laureata in Architettura al Politecnico di Milano, e avendo anche la passione per la scrittura ho sempre collaborato con riviste di architettura. Oggi sono direttore editoriale e responsabile della rivista we:ll magazine, che si occupa a 360 gradi di hospitality, e naturalmente continuo a svolgere la professione di architetto.

Ci può raccontare come è nato il progetto MODE, e qual è stato il suo ruolo?

MODE nasce dopo l’esperienza di DEMO, altro boutique hotel di Rimini a cui ho collaborato. Entrambi hanno come ideatore Mauro Santinato, presidente di Teamwork, che è la più grande società di consulenza alberghiera in Italia.

L’idea innovativa di DEMO, e poi di MODE, è stata quella di contattare diversi studi di architettura e dare a ognuno la massima libertà espressiva nel progettare le suite e gli ambienti. Nel caso di DEMO, la richiesta era di interpretare il concetto di ospitalità. In quell’occasione ho avuto il piacere di coordinare i colleghi come project manager, oltre a progettare io stessa uno spazio a piano terra che si chiama Drama.

DEMO è stato un successo, tanto che nel 2025 Tripadvisor lo ha inserito nell’1% dei migliori hotel al mondo, e su Booking è risultato primo a Rimini per recensioni positive. Inoltre, in un anno abbiamo avuto più di 100 articoli pubblicati sulle riviste di settore.

Sulla scorta di questo successo è nato MODE. Questa volta ai 13 studi di architettura coinvolti è stato dato l’incarico di interpretare il concetto di sostenibilità. E ogni architetto ha dato la propria interpretazione, senza ripetizioni o banalità: non a caso si tratta di prestigiosi studi di architettura.

Per quanto mi riguarda, anche per MODE ho lavorato sia come direttore artistico e project manager sia come architetto.

Qual è la sua interpretazione del tema sostenibilità?

Io credo in una sostenibilità completa, che non sia solo greenwashing ma si basi su una visione globale. Per esempio, sostenibilità non significa solo utilizzare materiali naturali e demonizzare la plastica: anzi, secondo i principi dell’economia circolare occorre pensare all’intero ciclo di vita del prodotto. Motivo per cui in MODE abbiamo scelto solo prodotti con certificazione EPD (Environmental Product Declaration). Ben vengano quindi alluminio o PVC, che possono essere riciclati.

Ma soprattutto, per me la sostenibilità comprende due aspetti: da una parte l’impatto ambientale, e quindi l’utilizzo di materiali riciclati e il risparmio di risorse, e dall’altra il benessere delle persone.

Per MODE ho progettato l’ingresso, il bagno al piano terra, la lavanderia e tutte le aree di collegamento verticale, cioè scale e ascensore. Il mio progetto si chiama “Stai Cozy in una Second Life”, con un gioco di parole tra italiano e inglese che richiama proprio il binomio sostenibilità ambientale e sostenibilità per le persone.

Posso spiegare con un esempio quello che intendo: ho selezionato moquette realizzate con la plastica recuperata dagli oceani e allo stesso tempo mi sono concentrata sul benessere acustico, con materiali fonoassorbenti per ridurre il rimbombo negli spazi comuni, che crea disagio ai clienti.

Sempre per il benessere della persona, ho studiato le biogeometrie, ossia forme che agiscono sull’uomo facendolo sentire in armonia con l’ambiente, e ho inserito delle sinusoidi biogeometriche su una boiserie in legno di riciclo che ho posizionato all’ingresso. Sempre di riciclo è un meraviglioso mosaico con i colori del mare e del cielo, realizzato con scarti di piastrelle, così come riciclata è la plastica da cui è ricavato il feltro delle lampade che ho messo nei bagni.

Per gli spazi che ha progettato ha scelto opere di Cinquerosso Arte: su cosa si è basata la selezione?

Il concept di questi spazi è molto legato alla natura, perché parliamo di natura quando pensiamo alla sostenibilità ma anche perché la natura è fonte di benessere per l’uomo. Ecco quindi che ho voluto richiamare geometrie floreali, per esempio ricoprendo il soffitto con una tappezzeria che raffigura un campo di papaveri. O con un’altra tappezzeria originalissima disegnata dal mio collega Gian Paolo Venier di Otto Studio, che raffigura la sezione di una verza. Le lampade dei bagni, firmate Egoluce, si chiamano Flower, e per l’ingresso ho scelto Anaconda, una lampada iconica che ricorda una liana, sempre di Egoluce. Ed è qui che entra in gioco Cinquerosso Arte: per gli spazi comuni ho selezionato infatti opere con motivi floreali di Marcella Fierro, Silvia Lisotti e Rocco Casaluci, che enfatizzassero l’immersione in uno spazio naturale portando quel “plus” in più che può dare l’arte.

In che cosa consiste questo “plus” e qual è il suo peso nell’hötellerie?

La categoria degli hotel sta sempre più scegliendo soluzioni artistiche da inserire nei propri ambienti, un po’ per differenziarsi, un po’ perché la bellezza piace a tutti. E l’arte è bellezza allo stato puro. Oggi più che mai le persone con una certa sensibilità si accorgono dell’armonia, si accorgono della bellezza. Magari non sanno che cosa stanno guardando, però capiscono che c’è qualcosa di particolare. Possono decidere o meno di approfondire, di sapere qualcosa di più sull’artista, ma in ogni caso hanno ricevuto un messaggio e stanno meglio. Anche questo per me, come dicevo, è sostenibilità: benessere del pianeta e benessere delle persone.

Oggi nell’hötellerie c’è chi propone per esempio sessioni di yoga, chi offre Spa e fine dining con prodotti green e bio… sono trend in crescita in cui è ricompresa anche l’arte, perché l’arte fa davvero stare bene le persone.

Leggi l’intervista all’Architetto Emanuele Svetti!

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