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simone gheduzzi architetto diverse righe

Simone Gheduzzi – L’Architettura è arte abitata

15 - 09 - 2025

Presidente di diverserighestudio e Membro della Commissione Arte Pubblica, l’architetto Simone Gheduzzi è prima di tutto un intellettuale che crea connessioni tra saperi e forme artistiche per poi trasformarle in Architettura, con una convinzione: l’esperienza dello spazio deve permettere di sperimentare un altrove.

Siete presenti per la quarta volta alla Mostra Internazionale di Architettura – Biennale di Venezia, che cosa caratterizza il vostro studio di architettura?

Anche nel progetto Italia Infinita 2075, che potete visitare al Padiglione Italia curato da Guendalina Salimei, vedrete che quello che ci contraddistingue è la ricerca multidisciplinare che precede il progetto. Non ci limitiamo ad analizzare qualche caso studio, ma ci prendiamo il tempo necessario per approfondire l’argomento da punti di vista laterali e dialogando con il committente.

Questo lavoro, tra il trovare nel ricordo e parlare del futuro, tra fare stare nuovamente assieme arte e scienza permette di proporre una visione olistica ( come ai tempi del quadrivio ) che prevede la figura del committente in un ruolo attivo e non solo di ricevitore di proposte.

Ci siamo sempre distinti per una certa predisposizione, direi esigenza, a frequentare altre discipline, altri sguardi, oltre l’architettura. Citando Carmelo Bene che adoro per il suo essere artista, “non si può fare architettura dall’architettura”, come non si può fare danza dalla danza. O musica dalla musica, perché quello invece è il lavoro dei critici, mentre il nostro lavoro, quello di creatori, è quello di essere persone attente, capaci di captare delle forze, interpretarle e dargli forma. D’altronde Paul Klee diceva: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

Tale modo di essere richiede un profondo ascolto della realtà che ci circonda, diventa uno stile di vita; bisogna essere un’opera d’arte per creare un opera d’arte. Questa è la condizione che distingue i creatori di talento dai creatori volenterosi che si impegnano costantemente nel cercare di somigliare i primi ma conducendo invece una vita standard.

Chi sono i vostri clienti-tipo?

La ricerca del nostro studio ha fatto avvicinare clienti in sintonia con la nostra anima. Adesso lavoriamo tanto per fondazioni filantropiche che utilizzano l’architettura come mezzo per comunicare i loro benevoli fini. Queste fondazioni credono che l’architettura sia uno strumento dell’educare in grado di generare negli spazi un’identità e restituire alle persone che la abitano una qualità di vita superiore.

Non accade solo per chi si occupa di cultura, come nel caso di Fondazione Golinelli in Bologna con cui collaboriamo ormai dal 2013. Adesso per esempio stiamo lavorando nell’ospedale Policlinico Sant’Orsola per la Fondazione Policlinico Sant’Orsola che ha ideato il payoff “lo spazio che cura” nei progetti che sviluppiamo assieme. Esistono infatti dati scientifici che dimostrano come i pazienti rispondano meglio alle terapie se si trovano in un ambiente favorevole che tende al bello e apre l’immaginazione.

Che ruolo ha l’arte in questo?

È un discorso molto ampio, perché l’architettura è una disciplina sia artistica che scientifica, ma ha una peculiarità: l’architettura ospita tutte le altre arti. Fin dall’epoca classica l’architettura veniva pensata assieme alle opere d’arte che non erano un’aggiunta ma, utilizzando un parallelismo con la retorica, ne erano talvolta struttura grammaticale e sintattica e sempre figurae, ossia punteggiatura.

Quando immaginiamo uno spazio, lo immaginiamo con questa idea di relazione profonda tra architettura e arte. Per andare ancora più in profondità ho anche aperto una galleria in architettura, il cui nome è PIETRO, in cui risiedo con persone che producono opere d’arte e dove proseguo un lavoro iniziato in precedenza con un’altra associazione culturale che si chiamava lasantabarbara, ove avevo coinvolto tanti professionisti e artisti che partecipavano all’operazione di senso che precede la forma, in occasione di determinati progetti.

Che cosa pensa di Cinquerosso Arte?

Quando ho conosciuto Cinquerosso Arte ho percepito una dimensione di opportunità per i giovani artisti. Nel nostro paese non è affatto semplice per un artista trovare una posizione dalla quale poter dispiegare le proprie potenzialità. Cinquerosso Arte permette a questi artisti di esprimersi non solo nell’occasione di una mostra, ma dà loro la possibilità di commercializzare le opere, di far parte di una filiera concreta.

Nel caso degli artisti più giovani, può essere addirittura il primo passo per entrare nel mondo del lavoro, e dunque dell’espressione, e iniziare una carriera. Cinquerosso Arte crea uno spazio per chi non ce l’ha, esattamente come fanno gli architetti.

Leggi l’intervista all’Architetto Laura Verdi!

T O P
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