Fotografa professionista specializzata in still-life, ritratto e fotografia d’arredamento, Marcella Fierro è nata a Verona. Si è trasferita a Bologna nel 1993 per frequentare l’Accademia di Belle arti, con un percorso di studi dedicato alla scenografia. È in questo periodo che incontra la fotografia e se ne innamora. La sua formazione professionale ha inizio come assistente in ambito pubblicitario, e apprende quindi tutte le tecniche della fotografia di altissimo livello.
Oggi Marcella ha un suo studio, collabora regolarmente con agenzie di comunicazione e aziende private. L’attività artistica ha sempre fiancheggiato il lavoro su commissione: la qualità e la ricerca creativa sono gli elementi predominanti della sua fotografia.
Marcella, parlaci dei tuoi fiori. Come mai ti sei concentrata su di loro?
Lo still-life, o natura morta, è una mia grande passione oltre che un lavoro, e i fiori sono tra i miei soggetti preferiti. Non riesco a non fotografarli appena mi capita di averli tra le mani.
Del resto sono da sempre protagonisti nella storia dell’arte, sia per la loro intrinseca bellezza, sia per tutti i significati simbolici di cui sono carichi. Basti pensare al fatto che i fiori sono destinati a incantare con la loro bellezza, ma solo per pochissimo tempo. Fotografandoli, li faccio durare per sempre.
Quando sono stata coinvolta nel progetto di Cinquerosso Arte ho subito pensato ai miei fiori come opere da proporre. Credo che ben si prestino alla missione di Cinquerosso Arte, quella di portare bellezza nella vita delle persone. Cosa c’è di più bello e piacevole da guardare di un fiore?
L’idea mi è poi piaciuta così tanto che ho iniziato a realizzare fotografie di fiori appositamente per Cinquerosso Arte.
Oltre ai fiori veri e propri, fotografi anche le tue composizioni. Qui c’è un doppio processo creativo…
Sì, mi piace molto accostare diversi oggetti, materiali, colori. È proprio l’essenza dello still-life. Non è affatto banale fotografare materiali diversi che, per esempio, reagiscono alla luce in modo differente. Questa difficoltà, questa sfida, è anche quello che rende interessante questo tipo di lavoro. Le mie composizioni floreali sono un’evoluzione di questa mia passione per la natura morta: combinare materiali diversi in forme armoniose.
Come fai a renderli così “vibranti”?
Intanto fotografo tutti i miei fiori in studio, e quindi con un totale controllo della luce. Scelgo ogni aspetto, dal colore dello sfondo al tipo di illuminazione, alla direzione, al contrasto, in modo da determinare esattamente l’atmosfera che ho in mente.
Insomma, non mi limito a fotografare i fiori, ma li interpreto. Cerco di fare in modo che la loro bellezza risalti al meglio, ma allo stesso tempo li rendo “miei”. Per esempio, pensate quanto cambia un fiore con una luce soffusa che appiana le ombre e con una più intensa che crea forti chiaroscuri. Oppure alla differenza tra un fondo pastello, più delicato, e un fondo nero che crea un’atmosfera molto teatrale. Magari il fiore è lo stesso, ma regala emozioni tanto diverse. Questa è l’essenza del mio lavoro.