Con la sua arte gestuale, basata su imprevedibili traiettorie e imprecise alchimie, Polina imita la forza generatrice della natura. Ama l’idea di un’arte “aperta”, che possa giungere ovunque.
Polina, raccontaci il tuo percorso nell’arte.
Tutto è iniziato abbastanza presto, in famiglia. Mio padre studiava arte e mia madre studiava moda a San Pietroburgo, dove si sono incontrati. Sono quindi cresciuta in questo mondo e ho frequentato una scuola di moda e design, dove ho potuto praticare anche musica e altre discipline. Insomma, avevo davanti a me tante possibilità. Da piccola volevo diventare astronauta, e oggi mi ritrovo a fare quadri ispirati all’astrologia e alla natura: la vita prende strane strade.
Ho lasciato San Pietroburgo per andare in Belgio, a frequentare l’Accademia di belle arti di Anversa, e ho cominciato a studiare moda. Mi sono laureata, ma soprattutto ho vissuto quattro anni abbastanza intensi, dove mi perdevo e mi cercavo in continuazione: avevo bisogno di capirmi per decidere quale potesse essere il mio futuro, da questo l’alchemica ricerca di sé. Anche in questo caso avevo la possibilità di conoscere discipline collegate all’arte, che mi aiutavano anche ad esprimermi dal punto di vista emotivo, e non solo tecnico. In seguito ho vissuto a Londra e a Parigi, e circa dieci anni fa mi sono trasferita in Italia per una consulenza, pensando di fermarmi per un breve periodo: invece sono ancora qua e ho due bimbi. Lavoro come consulente per la moda, e mi occupo di previsioni sulle nuove tendenze collegando moda, sociologia e antropologia; inoltre insegno al Polimoda di Firenze.
Hai sempre continuato a dipingere, al di là di questo lavoro?
In parte sì. Facevo consulenze per la stampa, realizzavo illustrazioni per clienti privati, ma solo un anno fa ho deciso di dare più spazio all’arte. Forse il nome artista mi suonava un po’ troppo forte e non mi definivo mai così: un anno fa, invece, ho deciso di cominciare questo percorso, raccontandolo di più, contattando più persone. Così ho incontrato Francesca e Cinquerosso Arte, e ho conosciuto altre gallerie.
Da cosa nascono le tue opere?
Sono molto ispirata dalla natura, ma da natura diciamo “pagana”, come forza elementale e genitrice. Mi piace pensare alla natura di quando non c’erano ancora esseri umani, che poi abbiamo tradotto come energia: il caos, il buio, il tramonto, il sole, la nascita. La natura, insomma, nelle sue manifestazioni più primordiali. E per questo mi ispiro spesso alla mitologia e alle religioni pagane. È interessante notare i punti di contatto con la scienza. Prendiamo l’elettricità, per esempio. Siamo abituati a pensare all’elettricità come a qualcosa di tecnico, un prodotto della conoscenza, invece questa forza era lì all’inizio dei tempi: è in ogni atomo, in ogni cellula. Ho realizzato una serie di dipinti che si chiama Electricity ed Electric Sky, che traggono ispirazione proprio da questa riflessione.
Un’altra serie si intitola First Beings, i primi esseri, che sono proprio le idee del vento, dell’aria, i primi elementi. Altre serie sono collegate ai segni zodiacali, al loro rapporto con gli elementi, all’energia più mutabile e a quella più stabile, l’energia della distruzione, del fuoco, oppure dell’acqua, del cambiamento.
Raccontaci la tua tecnica, che è piuttosto particolare.
Mi ritrovo molto nella tecnica chiamata Gesture Painting, la pittura del gesto. Sto lavorando con inchiostri a base di resine naturali, estratte dagli insetti, che sono idrorepellenti e non si diluiscono: in questo modo si creano forme abbastanza inaspettate. Inoltre io non tocco la carta: verso l’inchiostro e guido la traiettoria di caduta senza riuscire a prevedere del tutto quello che accadrà.
In questo modo la materia si trasforma, come si trasforma anche la natura: è l’ignoto che mi piace. Mi sento libera dal bisogno del controllo. Anche quando un cliente mi richiede un’opera, può esprimere preferenze per un colore o una certa forma, ma non ha certezze.
Cosa pensi di Cinquerosso Arte?
Sono stata molto felice di essere stata contattata da Francesca. Mi è piaciuta molto questa visione di un’arte coinvolgente, aperta a tutti. Lavorare con le riproduzioni ad altissima qualità è qualcosa di simile a quello che sta accadendo nel mondo della moda: c’è il pezzo unico e poi c’è il pronto moda. Quello che fa Francesca è “pronto arte”, e lo trovo molto interessante.
Mi sento in sintonia anche con il modo in cui vengono selezionati gli artisti, non in base al curriculum ma in base a passione, talento e ricerca: c’è chi ha seguito un percorso accademico, chi ha sempre lavorato con gallerie, accanto a chi ha appena iniziato il suo percorso. Anche la possibilità di creare una comunità di artisti mi piace moltissimo.