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paola fotografa corpo femminile

Paola Stefanizzi – Universo donna

Fotografa professionista specializzata nella moda, in campo artistico Paola “sveste” il corpo femminile e lo rappresenta nella sua purezza.

Paola, raccontaci la tua formazione come fotografa.

Ho iniziato da adolescente, con gli studi all’istituto d’arte. Dopo la scuola lavoravo come assistente in uno studio fotografico, cercando di “rubare” i segreti del mestiere. Ho poi frequentato l’Istituto europeo di design di Roma, e per un periodo ho accarezzato l’idea di dedicarmi alla professione di reporter, ma poi ho capito che non faceva per me. Contemporaneamente continuavo a lavorare come assistente in vari studi fotografici, affiancando la formazione accademica all’esperienza sul campo, e infine sono approdata a Bologna dove mi occupo ormai da diversi anni di cataloghi di moda. Del periodo della mia formazione ricordo che mi piaceva moltissimo sviluppare e stampare il bianco e nero, e ho passato tantissimo tempo in camera oscura, sperimentando. Mi è sempre sembrata una magia quello che avveniva là dentro: la pellicola fotografica catturava quello che c’era nel mondo e lo restituiva sulla carta.

E come ti sei trovata con il passaggio al digitale?

Ovviamente è tutto molto diverso. Per lavoro uso tantissimo i programmi per la postproduzione, che consentono di ottenere in brevissimo tempo quello che una volta richiedeva giornate intere. Senza considerare che prima avevamo pochi scatti a disposizione, mentre oggi possiamo farne un’infinità. Venendo dalla scuola dell’analogico, cerco di scattare poco perché per me è un problema dover scegliere tra le tante versioni della stessa immagine. E nelle fotografie che faccio a scopo creativo non intervengo con il fotoritocco se non in minima parte. Di solito l’unico intervento consiste nel passaggio al bianco e nero.

Parlaci della tua arte, dunque.

Negli anni ho sperimentato diversi temi, ma oggi mi concentro sulla rappresentazione del corpo femminile. Immagini di donne, quindi, spesso in bianco e nero, con i contrasti accentuati e molte ombre. Non sempre è visibile il viso, perché mi interessa di più il rapporto tra il corpo e l’ambiente. Inoltre mi piace lavorare con il movimento e con vari tessuti per creare composizioni.

Spesso espongo le mie fotografie in mostre che sono legate a tematiche o a giornate particolari, come la Festa della donna o la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, a volte in collaborazione con enti pubblici.

Chi sono le donne che fotografi?

A volte fotografo modelle, ma più spesso persone vicine a me. Mi capita anche di fotografare me stessa perché è più facile e immediato. Ovviamente il coinvolgimento emotivo è diverso, perché come soggetto fotografato provo un certo tipo di sentimenti che vorrei poter trasmettere allo spettatore; mi piace pensare che le emozioni che provo possano arrivare a chi guarda le mie foto. Ma quello che mi preme è il racconto della figura femminile, qualcosa che va oltre la persona.

Scopri le opere di Paola Stefanizzi!

Franco Covi Fotografia

Esplorando con la fotografia – Intervista a Franco Covi

Fotografo professionista da trent’anni, Franco Covi è sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e nuove forme espressive, dalle pellicole all’intelligenza artificiale.

Franco, raccontaci di te.

Ho cominciato giovanissimo a praticare questo mestiere, prima come assistente e poi, a 21 anni con una mia attività. Anzi, in realtà la mia prima macchina fotografica mi è stata regalata a 6 anni, quindi posso dire di aver iniziato cinquant’anni fa.

Come fotografo ovviamente mi dedico a molti progetti diversi, ma nella parte più artistica e personale del mio lavoro continuo a interessarmi soprattutto del corpo umano.

Da una decina di anni ho iniziato a realizzare anche video per sperimentare e sperimentarmi, video che hanno come protagonisti danzatori e danzatrici. Oggi mi definisco fotografo e videomaker.

Anche nelle tue fotografie i protagonisti provengono dal mondo della danza, giusto?

Sì, già da tempo. Questo perché trovo che danzatrici e danzatori siano più interessanti di modelle e modelli, perché sanno esprimere molto meglio, con il corpo, quello che ho in mente di fare. Io descrivo una situazione, un concetto, e loro lo interpretano con facilità perché sono abituati a raccontare attraverso il corpo. Quasi sempre sono danzatrici, ma molto dipende da quello che voglio dire attraverso l’immagine. Per esempio, quando ho voluto fotografare un corpo in un ambiente roccioso, selvaggio, ho scelto di farlo con un danzatore.

A che cosa ti ispiri? Come nascono le tue foto?

Può sembrare una cosa un po’ strana, quasi mistica, ma spesso ho come delle visioni, dei sogni. Ho in mente di voler fare una foto, e nel dormiveglia la vedo. Vedo proprio la foto già stampata. Mi succede molto spesso che arrivino le immagini, e che io mi ritrovi davanti agli occhi un album da sfogliare. Poi nella realizzazione capita che inventi qualcosa, anche insieme alle persone fotografate che – come dicevo – sono spesso danzatori e danzatrici. Non è mai un assolo, ma un dialogo. Spesso uso il bianco e nero, ma non è diktat. Parto dall’immagine, e poi a volte decido in seguito se finalizzarla a colori o in bianco e nero. Del resto oggi la tecnologia ce lo permette, e io sono sempre stato un fautore delle nuove tecnologie.

Adesso a che cosa ti stai dedicando?

In questo periodo sto studiando le applicazioni di intelligenza artificiale che permettono di generare immagini a partire da una serie di parole, da una descrizione. Molti storceranno il naso, ma io lo trovo oggettivamente interessante. È anche questo un modo di raccontare attraverso le immagini. Ora sto appunto cercando di capire se posso combinare la fotografia con queste tecniche, se esiste una strada percorribile e artisticamente interessante.

Se dovessi definire la mia fotografia con una parola, direi che è esplorativa. Sia perché mi piace esplorare nuove tecniche, sia perché quando “ricevo” le immagini esploro, indago, quello che è la mia mente è in grado di propormi. Per cui ogni volta è una sorta di ricerca nei meandri del pensiero, nella soglia tra il sonno e la veglia. Dopo, riproduco il mio sogno.

Scopri le opere di Franco Covi!

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