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Architetto Marcello Ceccaroli

Marcello Ceccaroli – L’albergo si apre alla città e all’arte 

Decine di grandi alberghi in Italia portano la firma di Marcello Ceccaroli, noto architetto romano che viaggia per il mondo alla ricerca di nuove suggestioni. Un settore, quello dell’hôtellerie, che sta cambiando anche nel segno dell’arte.

Il suo studio è specializzato in hôtellerie. Come mai questa scelta?

È un percorso iniziato subito dopo la laurea, nel 1994, quando mi sono trasferito in Brianza per lavorare con un’azienda che operava in questo settore. Si trattava di alberghi di altissimo livello, quasi tutti a cinque stelle. Lì ho imparato tanto, partendo dal basso e arrivando al project management. Nel 1999 ho aperto il mio studio a Roma, e da allora abbiamo realizzato oltre 130 strutture, tra alberghi e ristoranti, in Italia.

Qual è l’aspetto che l’appassiona di più di questo lavoro?

Sono finito nel mondo dell’ospitalità quasi per caso, ma l’ho trovato davvero molto affascinante. Sicuramente mi stimola da un punto di vista professionale, perché il settore hôtellerie è sempre in espansione e dà molta visibilità: un conto è realizzare un’abitazione privata, un altro conto è mettere la propria firma sul progetto di un albergo, frequentato da tantissime persone.

Inoltre è un mondo in continua evoluzione, con prodotti innovativi che aprono la strada a molte sfide. Basti pensare che un tempo il mio studio si occupava solo di interni, mentre oggi ci chiedono una progettazione completa: location, progetto architettonico, strutturale, impiantistico e arredamento. Amo talmente tanto il mio lavoro, che ho trasformato le mie vacanze in un’occasione per imparare sempre di più: viaggio con la mia famiglia per visitare gli alberghi più interessanti di tutto il mondo, così mi tengo sempre aggiornato e ispirato.

Che cosa è cambiato in questi anni nel settore?

Trenta, trentacinque anni fa, l’albergo era un edificio chiuso, il cui business era limitato alla clientela. Oggi gli alberghi si sono aperti alla città, organizzano e accolgono sfilate di moda, mostre, ricevimenti, eventi. I ristoranti degli alberghi, che prima non venivano presi in considerazione da clienti esterni, oggi sono importanti punti di aggregazione.

C’è anche un cambiamento in atto in Italia, che arriva per ultima in questo: un tempo gli alberghi nel nostro Paese erano quasi tutti gestiti da privati, mentre oggi si stanno diffondendo le grandi catene, come già avviene all’estero.

Parlava di mostre. Dunque c’è spazio per l’arte negli alberghi?

Sì, certamente. Gli alberghi possono ospitare esposizioni temporanee nelle hall, e questo è uno dei modi in cui l’arte può entrare in questo settore.

Ma c’è spazio per anche in fase di progettazione. Per esempio, di recente abbiamo realizzato un albergo nei pressi della Stazione Termini, a Roma, e in questa occasione ci siamo rivolti al noto sculture Jago, che ha realizzato una serie di opere appositamente per noi. Inserisco spesso opere d’arte nei miei progetti, perché in questo modo l’ospite dell’albergo potrà goderne durante il suo soggiorno.

A questo proposito, cosa pensa del progetto Cinquerosso Arte?

Devo dire che mi piacerebbe collaborare. Ho visto opere davvero molto interessanti, e prima o poi vorrei inserire dei pezzi nei miei progetti perché potrebbe essere un bellissimo connubio. Quando progetto un albergo, mi ispiro tantissimo alla location: mi piace pensare di poter trovare opere che diano un valore aggiunto coerente con questa ispirazione, che diano carattere e riconoscibilità.

L’albergo ha solo da guadagnare nel poter esibire un’impronta artistica. Io stesso, nei miei viaggi, sono felice quando un albergo mi dà emozioni, e cosa c’è di più emozionante dell’arte?

Siamo a ridosso del Salone del Mobile di Milano, un evento molto importante per chi fa il suo mestiere. Sarete presenti?

Abbiamo due progetti che vorremmo esporre. Uno sarà ospitata in uno stand sperimentale, mentre l’altro è una vera e propria camera d’albergo, ma non posso dire di più perché sono sorprese riservate alla fiera.

Pierluigi Molteni architetto Bologna

Pierluigi Molteni – L’opera d’arte è un’ospite d’onore

L’architetto Pierluigi Molteni ci apre virtualmente le porte del suo studio per offrirci il suo interessante punto di vista sul rapporto tra architettura, arte e persone.

Quali sono le caratteristiche principali dei suoi progetti?

Il mio studio segue principalmente progetti di due tipi, residenziali e allestimenti temporanei. Nell’ambito del residenziale, riserviamo molta attenzione a come si modificano nel tempo gli stili di vita e quindi a come si modifica l’abitare delle persone. La nostra non è mai una pura e semplice proposta di stile ma cerchiamo di interpretare al meglio il modo in cui verranno vissuti gli spazi dai nostri committenti. Il nostro mestiere è prima di tutto un lavoro di ascolto e attenzione. Poi accompagniamo il nostro committente a partire dal concept fino al completamento dell’interior, passando attraverso il disegno degli esecutivi, la direzione del cantiere, la scelta di materiali e finiture: sono tutti aspetti  che non possono viaggiare separati.

Il secondo ambito è quello degli allestimenti temporanei, che a sua volta si articola in due filoni. Da una parte ci occupiamo degli allestimenti di alcune importanti aziende del settore ceramico, italiane e straniere, dall’altra curiamo allestimenti museali e d’arte. L’ultimo progetto realizzato è quello per la mostra “Giulio II e Raffaello, una nuova stagione del Rinascimento a Bologna”, alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, che sarà visitabile fino al 5 febbraio 2023.

Questi ambiti, il residenziale e l’allestimento, li sento fortemente legati da un fattore comune. Il mio studio parte sempre dall’esperienza dello spazio, cioè dal modo in cui le persone vivono e percepiscono le qualità spaziali di un determinato ambiente, come risuona, come reagisce alla luce. Che siano spazi abitativi o quelli di una mostra, costruiamo il progetto per far sì che siano accoglienti, interessanti, che invitino alla scoperta. Come dicevo, mettiamo sempre al centro la costruzione di una vera e propria esperienza di senso e di sensi.

Dunque l’arte ha un peso importante nel suo lavoro.

Nel mio lavoro e anche nella mia vita, perché sono un frequentatore “compulsivo” di mostre. Se visito una città lo faccio anche per poter visitare le varie esposizioni. Nel mio lavoro poi mi capita di avere clienti che possiedono importanti collezioni. In questo caso operiamo per creare le giuste condizioni per accogliere le opere ed esaltarne le caratteristiche. Un’opera d’arte condiziona lo spazio e interagisce con questo. Bisogna leggerne e intepretarne sempre le potenzialità

Anche in questo caso si tratta di esperienza?

Sì perché vanno sempre coltivati gli elementi di sorpresa, straniamento, ingaggio. Con un’opera d’arte si instaura sempre un rapporto intimo e quindi bisogna costruire le condizioni per enfatizzarlo. Nella mostra sul Rinascimento ad esempio, il visitatore scopre il pezzo più importante (cioè il ritratto di Giulio II eseguito da Raffaello) attraverso un percorso di scoperta. Allo stesso modo, nelle case queste opere sono talmente cariche di significato che meritano uno studio attento per poterle valorizzare al massimo. Un’opera d’arte è un po’ come una persona cara che viene ad abitare con noi: vive di vita propria e bisogna metterla nelle condizioni per esprimere al meglio quello che ha da dire, quello che ha da dare.

Che cosa pensa del progetto Cinquerosso Arte?

A me sembra un progetto molto sensato. Parto dall’idea che le gallerie si debbano ripensare. Funzionano solo se incoraggiano e facilitano il rapporto tra collezionista e artista, nutrendo la comunità di cultori. Altrimenti sono negozi come gli altri e si perde la magia dell’arte.

Cinquerosso Arte è in qualche modo una comunità, una comunità virtuale che può nutrire la necessità dell’arte. A questo si aggiunge il tema dell’accessibilità. Sdoganato il concetto della riproducibilità dell’opera d’arte (Walter Benjamin ne aveva parlato già nella prima metà del ’900), sappiamo che un multiplo ha le stesse caratteristiche dell’originale, in termini di fruibilità, piacevolezza, capacità di parlarci e donarci sensazioni. L’opera mantiene valore per la sua bellezza intrinseca e perché è legata a un autore, a un artista, ma la riproducibilità consente di diminuirne il costo. Questa è la forza del progetto di Cinquerosso Arte.

T O P
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